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ANTLERS, SPIRITO CORNUTO

Allora ragazzi, qui non ci siamo. Non ci siamo proprio. Eppure abbiamo cominciato la visione con tutta la buona volontà, ce ne avevano parlato bene, c'è un mostro cornuto, poi l'ha prodotto Guillermo Del Toro, cosa può andare storto? Intendiamoci eh, non è un brutto film affatto, e magari molti di voi se lo godono pure senza curarsi dei vari problemi. Ma noi i difetti li vediamo tutti e diciamo che era lecito aspettarsi di più. Antlers (2021) Regia: Scott Cooper Cast: Keri Russell, Jesse Plemons, Jeremy T. Thomas, il Cornuto Scott Cooper è un bravissimo regista, che ha lasciato il segno in vari generi finora, seppur mai apprezzato davvero dal grande pubblico (heh). Dal dramma musicale Crazy Heart, al thriller Il fuoco della vendetta, al gangster biopic Black Mass, al western (rivisitato) Hostiles. Questo è il suo primo approccio all'horror ma conosciamo tutti il suo talento, poi prodotto da uno dei più influenti artisti di horror moderni, insomma c'era molto hyp

Il primo amore non si scorda mai

 L'ultimo yakuza (2019)
Regia:
Takashi Miike
Cast:
Sakurako Konishi, Masataka Kubota, Becky, Shota Sometani


Se è settimana Miike, è settimana Miike (edit: questo articolo ho iniziato a scriverlo poco dopo Audition, e l'ho finito 3 mesi dopo). Dopo aver rivisto qualche vecchio capolavoro (le recensioni di Ichi the Killer e Visitor Q ve le risparmiamo - per ora) siamo passati a una delle sue ultime fatiche, che non avevamo ancora visto. E allora addentriamoci subito in questo nuovo film del mito, il genio, il visionario.

Il titolo originale, ovviamente modificato dalle brillanti menti che lo distribuiscono in Italia, è First Love. Eh? Sì, avete sentito bene: Primo Amore. Davvero Takashi Miike ha girato un film romantico? Certo, ha sperimentato molti generi nella sua lunga carriera, e a 60 anni dopo oltre 100 film ci starebbe. Tuttavia, non è proprio il genere che ti viene in mente quando senti il suo nome, e per ora le cose resteranno così: First Love è tutto fuorché un film romantico. E lo si capisce dalla prima testa che rotola dopo tipo 2 minuti.

A volte il fato colpisce inesorabilmente in faccia come un montante di un pugile. Il giovane Leo (Masataka Kubota) sa bene come ci si sente a ricevere cazzotti sul ring, ma questo pugno che lo mette al tappeto gli arriva in un posto completamente diverso: dal medico. Dopo essere improvvisamente svenuto durante un match, il dottore gli rivela che ha un tumore inoperabile al cervello e non gli resta molto da vivere. La carriera di Leo, come la sua vita, finiscono prima di cominciare. La cosa è straziante perché Leo, come possiamo notare, è già depresso di suo (scopriremo poi che è stato abbandonato dai genitori appena nato), infatti non riusciva nemmeno ad esultare dopo aver vinto un incontro. Ad ogni modo non abbiamo neanche il tempo di tirare fuori i fazzoletti, perché ci rendiamo conto che, nonostante tutto, la sua aspettativa di vita è più lunga di tanti altri personaggi che cadono come mosche. D'altronde, si sa, dove gira la droga le teste cascano.

Il povero Leo da questo momento in poi vaga stordito per strada senza ragione di vita, finché non si trova coinvolto per caso in una pazza storia da guardie e ladri, che gli richiede proprio di sopravvivere. Sì, proprio a lui che è stanco della vita. E d'altronde, come biasimarlo? Per cosa vale la pena vivere quando sei orfano, senza nessuno accanto, e non arriverai neanche a vent'anni?

Ma stavolta non si tratta solo della sua vita. In mezzo a questa storia si trova Monica, una ragazza in fuga che lo urta accidentalmente, e da lì Leo si schiera istintivamente dalla sua parte, trascinato dagli eventi. E in men che non si dica, i due si trovano coinvolti in un mix selvaggio di droga, mafia, sbirri corrotti, odio, vendetta e morte, nel classico stile sanguinoso e delirante di Miike che ben presto stordisce e coinvolge non solo i due ragazzi, ma anche lo spettatore. 

                                                                                                 CLOTHESLINE FROM HELL!!

La particolarità è che lo sceneggiatore Masa Nakamura non fa competere il pugile direttamente contro una gang, come ci si potrebbe aspettare, bensì si ritrova in mezzo a una lotta tra yakuza, triade cinese e polizia. E nemmeno all'interno dello stesso gruppo si è sempre dalla stessa parte, né noi né loro, poiché c'è sempre qualcuno che pugnali alle spalle qualcun altro. La cosa divertente è che, a furia di pugnalate, le varie guerre ufficiali e intestine arrivano al punto che non ci rendiamo neanche conto di chi appartenga a cosa. Specialmente alla fine, quando qualsiasi cosa che abbia un paio di gambe e un cuore che batte ancora dà il via al grande scontro definitivo.

L'intera storia si svolge in una sola notte e Miike, insieme al suo sceneggiatore, assembla un gran numero di personaggi, quindi il film corre a velocità forsennata. Miike schiaccia sull'acceleratore e poche volte tira su il piede, variando il suo tema di base con azione, humour nero e il classico tributo di sangue, ricordandoci non solo i suoi film passati ma anche Una Vita al Massimo di Tony Scott e Quentin Tarantino (quando era al picco della creatività). Pure il povero Kase, che pure è già abituato alla yakuza, si chiede quante persone dovrà ancora incontrare in questa notte maledetta.


È impressionante che Miike, nonostante tutta questa velocità e densità della trama - a volte anche troppo costruita - riesca a sviluppare in maniera efficace l'amore che nasce tra Leo e Monica (che in realtà si chiama Yuri), un amore che cresce lentamente tra la presunta condanna a morte di Leo e l'ossessione di Yuri per la droga. E si potrebbe dire che sia questo il tema centrale del film, come suggerisce il titolo originale, anche se paradossalmente NON è un film romantico. Ma questo è Miike. Riesce a raccontare una storia semplice nel modo che conoscete, imboccando strade distorte piene di esagerazioni e sangue fino ad arrivare al punto. Qualsiasi cosa potrebbe essere un'arma in questo film, e per quanto riguarda la scelta di parole, beh, di sicuro non abbiamo la proverbiale cortesia orientale visto che tutti imprecano come se non ci fosse un domani.

Cos'altro dire, sicuramente non è un film troppo profondo o impegnativo, ma è parecchio divertente, divertente alla maniera speciale di Miike, anche con le assurde visioni tossiche di Yuri. Nell'enorme produzione del regista, lo metterei definitivamente tra i migliori, perché qui ci presenta ciò che sa fare meglio e lo abbellisce con idee pazze e audaci per un incredibile inseguimento notturno a Tokyo. Non c'è bisogno di amare questo film, come sempre con i suoi lavori è un'esperienza: un viaggio da prendere così com'è e lasciarti trascinare tutto d'un fiato. Ne vale la pena.


VOTO FINALE: ****

 

                                                                             "BABY RITORNA DA ME E METTI VIA QUELLA PISTOLA"

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