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ANTLERS, SPIRITO CORNUTO

Allora ragazzi, qui non ci siamo. Non ci siamo proprio. Eppure abbiamo cominciato la visione con tutta la buona volontà, ce ne avevano parlato bene, c'è un mostro cornuto, poi l'ha prodotto Guillermo Del Toro, cosa può andare storto? Intendiamoci eh, non è un brutto film affatto, e magari molti di voi se lo godono pure senza curarsi dei vari problemi. Ma noi i difetti li vediamo tutti e diciamo che era lecito aspettarsi di più. Antlers (2021) Regia: Scott Cooper Cast: Keri Russell, Jesse Plemons, Jeremy T. Thomas, il Cornuto Scott Cooper è un bravissimo regista, che ha lasciato il segno in vari generi finora, seppur mai apprezzato davvero dal grande pubblico (heh). Dal dramma musicale Crazy Heart, al thriller Il fuoco della vendetta, al gangster biopic Black Mass, al western (rivisitato) Hostiles. Questo è il suo primo approccio all'horror ma conosciamo tutti il suo talento, poi prodotto da uno dei più influenti artisti di horror moderni, insomma c'era molto hyp

Audition, ovvero come imparai ad evitare gli appuntamenti al buio

 Audition (1999)
Regia:
Takashi Miike
Cast:
Eihi Shiina, Ryo Ishibashi, Jun Kunimura


Takashi Miike è un pazzo. Però anche un genio. Malato, sì. Però anche un artista.
Insomma, avete capito. Un regista che non si può ignorare nella vita. Uno che, nel suo universo cinematografico, fa sembrare ordinaria roba come incesti, necrofilia, stupri e quant'altro; ma al tempo stesso, raccontando storie anche piene di significato. Visitor Q è sicuramente il pinnacolo del suo stile, e di certo non adatto per i più deboli di stomaco. Molti suoi film sono stati anche censurati in alcuni paesi europei, ma fortunatamente sono arrivati fino a noi - oggi con l'internet si trova di tutto, in ogni caso. Che questo non vi scoraggi, però: se non siete facilmente impressionabili, vi consiglio caldamente di dargli un'occhiata, perché ne vale la pena. Magari partendo proprio da questo, o Dead or Alive come feci io ormai molti anni or sono. E se il suo stile vi piace, vi garantisco che non potrete fermarvi più. Perché Miike è uno che regala ai suoi spettatori esperienze di cinema uniche al mondo e indimenticabili, che per maturità e abilità si può davvero paragonare agli altri grandi asiatici del cinema (Wong Kar-wai, Takeshi Kitano, Ang Lee, Bong Joon-ho per dirne alcuni).

Oggi parleremo del suo film probabilmente (e dico probabilmente perché a questo punto ne ha girati un centinaio) più significativo, nonché uno dei più grandi film horror di sempre (secondo il nostro modesto parere): Audition. Inoltre, è anche uno dei film che ha segnato la rinascita del j horror, insieme a The Ring, The Grudge eccetera, anche se molto diverso da loro - e più raffinato, oserei dire. 

"A chi hai detto raffinato?!"

Sin da quando è nato, il cinema ha sognato donne bellissime. Audition prende questo sogno e lo trasforma in una parabola apocalittica sulla relazione tra amore e violenza, uomini e donne, e le ossessioni culturali nella moderna società giapponese.
All'inizio, c'è la morte. Come in un ricordo onirico, vediamo un ragazzino che si dirige al capezzale di sua madre, ma è troppo tardi. Molti anni dopo, è al mare con suo padre Aoyama e durante una spensierata giornata di pesca gli chiede se abbia avuto fortuna; Aoyama risponde che lui è interessato solo ai pesci grossi, si chiama romanticismo.

La prima parte del film sembra proprio una commedia romantica, condita con le solite diagnosi sociali (i giapponesi sono soli, il Giappone è in declino, eccetera), ma all'improvviso cambia tutto. Il vedovo solitario Aoyama incontra varie donne tramite un piccolo inganno - finge di essere un regista e organizza dei casting fittizi. No, non è un porno. Alla fine si innamora di una di loro, la dolce Asami, la donna ideale e non solo per gli standard giapponesi. "Bella, presentabile e obbediente", sembra uscita da una favola. D'altronde, una che dice queste cose non è la donna perfetta?

"La povertà non è buona. Ma se posso permettermi libri e CD, allora sono felice."

Ciò che avviene dopo non può essere descritto adeguatamente a parole. La commedia diventa improvvisamente un film horror, e l'ossessione degli uomini giapponesi per le ragazze più giovani viene punita atrocemente. Il sadismo ha il volto di una bellissima ragazza che declama le peggiori torture con una voce infantile: "Solo attraverso il dolore possiamo capire che tipo di persone siamo". E ci sciorina anche delle semplici verità: "Vivere è soltanto un altro modo per arrivare alla morte". Fino all'inconfondibile KIRI KIRI KIRI KIRI KIRI KIRI KIRI.


Ci sono molti significati in questo film. Ovviamente è anche una riflessione sull'esistenza da regista, ma soprattutto sull'illusione che gli uomini possano controllare tutto. "Se ci sono dei problemi me ne occuperò", dice Aoyama, ma si sbaglia di grosso: non considera tutti gli inganni e i segreti che permeano le relazioni amorose. Anche lui, a parte la farsa dell'audizione, sta inconsapevolmente mentendo quando dice che il suo cuore è libero. Certo, Aoyama non è sicuramente uno dei peggiori, anche se sceglie donne come se fossero automobili (e quindi anche inconsapevolmente sessista), ma gli inganni vanno puniti, sempre.
 
Asami, di contro, è una persona profondamente disturbata. Una protagonista alla Saint Maud, alla Censor, insomma che per quanto folle, possiamo comprendere. Profondamente traumatizzata da piccola, abusata dagli uomini quando era ancora innocente, non si fida più di nessuno a meno che non si devoti totalmente a lei. Come biasimarla? Non per niente, il film è stato definito femminista, perché viene vista come una sorta di angelo vendicatore. Asami è un "anti villain", e questa è la sua tragedia.



Il finale lascia alla libera interpretazione quale sia il sogno e quale la realtà, ricordandoci David Lynch (anche se Miike stesso disse che la parte della tortura è reale, ma questo, guardando il film, non lo sappiamo). "Un giorno tornerai a pensare che la vita è bella", dice Aoyama alla fine. Prima di ciò, dovete guardare Audition. Un film innovativo per il suo tempo, un precursore di questi elevated horror che oggi vanno tanto di moda (e di cui parliamo tanto anche noi), che scava nella psiche delle persone, guarda nell'abisso della pazzia per sconvolgerci emotivamente. Ma anche dei moderni body horror, poiché usa immagini forti per arrivare al punto, e innegabilmente ha ispirato tanti registi di questa nuova ondata francese - che per forza di cose, è più popolare a livello mainstream. Audition è uno degli horror più grandi di sempre a tutti i livelli, per la grande storia raccontata, per il modo creativo in cui lo fa, per le interpretazioni magistrali (eppure Eihi Shiina era una modella al debutto nel cinema, come la protagonista di Titane Agathe Rousselle), per il modo in cui è filmato (viene usata molto la telecamera amatoriale per dare più realismo). E soprattutto, per l'impatto che ha avuto. Un film che non è per i deboli di stomaco, e forse vi farà passare la voglia di uscire con le ragazze per un po', ma allo stesso tempo, è un capolavoro immortale.

VOTO FINALE: *****

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