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ANTLERS, SPIRITO CORNUTO

Allora ragazzi, qui non ci siamo. Non ci siamo proprio. Eppure abbiamo cominciato la visione con tutta la buona volontà, ce ne avevano parlato bene, c'è un mostro cornuto, poi l'ha prodotto Guillermo Del Toro, cosa può andare storto? Intendiamoci eh, non è un brutto film affatto, e magari molti di voi se lo godono pure senza curarsi dei vari problemi. Ma noi i difetti li vediamo tutti e diciamo che era lecito aspettarsi di più. Antlers (2021) Regia: Scott Cooper Cast: Keri Russell, Jesse Plemons, Jeremy T. Thomas, il Cornuto Scott Cooper è un bravissimo regista, che ha lasciato il segno in vari generi finora, seppur mai apprezzato davvero dal grande pubblico (heh). Dal dramma musicale Crazy Heart, al thriller Il fuoco della vendetta, al gangster biopic Black Mass, al western (rivisitato) Hostiles. Questo è il suo primo approccio all'horror ma conosciamo tutti il suo talento, poi prodotto da uno dei più influenti artisti di horror moderni, insomma c'era molto hyp

BURN THE VVITCH

The VVitch (2015)
Regia:
Robert Eggers
Cast:
Anya Taylor-Joy, Ralph Ineson, Kate Dickie,
il Caprone Charlie


Ancora un film sulle streghe? Ma non ne avevamo abbastanza?
Ma questo non è semplicemente un film sulle streghe. E non è nemmeno un horror nel senso tradizionale del termine. Piuttosto è il classico film della A24 che racconta una storia, lentamente, in un'atmosfera malata e malsana, tra sogno e incubo, tra realtà e visione. Beh un paio di brividi ci sono anche, verso il finale, ma non è questo il punto.

Robert Eggers, regista di The Lighthouse, sa come raccontare una storia e sa come farlo in maniera artistica. Questo film, la sua opera prima, è sicuramente più accessibile di quello del faro, ma ciò non significa che sia più banale.

Innanzitutto vorrei fare una premessa sulla parte tecnica. La cosa che mi ha colpito subito è che Eggers e Blaschke (il direttore della fotografia) abbiano deciso di girare il film in formato 1.66:1 (simile al 16:9) invece del più comune widescreen. Insomma ti senti come se fossi seduto di fronte a un enorme, vecchio schermo a tubo catodico.
Ora non si tratta solo di sciocchezze tecniche, ma ha un effetto diretto sull'esperienza del film. A causa della larghezza ridotta, l'intero evento appare più angusto, il che da un lato riflette la situazione di vita della famiglia e la loro visione del mondo, ma dall'altro fornisce anche un eccellente supporto visivo per la nascente paranoia. È anche evidente che nelle inquadrature totali l'azione si svolge spesso solo nel quarto inferiore dell'immagine, lasciando molto spazio, ad esempio, per mostrare le cime degli alberi che oscurano tutto. Già solo questo crea immagini incredibilmente belle, ma anche estremamente minacciose. Ve l'ho detto che Eggers ci sa fare. 


Come potete vedere, Blaschke rimuove anche qualsiasi colore da queste immagini impressionanti. Tutto sembra triste e grigio nel New England del 17° secolo. Ciò è supportato da inquadrature lunghe e calme, che purtroppo si vedono raramente nei moderni film di genere. Dalla messa in scena, oltre alla bella fotografia, spicca positivamente anche il sound design. La minaccia c'è e viene messo in chiaro da subito, ma di rado viene resa tangibile, creando un effetto ancor più terrificante quando accade.

A chiudere questa premessa, diciamo che il team del film ha lavorato a stretto contatto con i musei inglesi e americani, per creare un'atmosfera storicamente autentica. Ma non c'è da meravigliarsi, dal momento che gran parte dei dialoghi del film è stata presa pari pari da documenti di quel periodo.

Dopo avervi ammorbato abbastanza con la parte tecnica, passiamo alla storia.
Il tema centrale del film è la disperazione. E quella è reale, realistica, e ogni singolo essere umano in diversa misura vi si ritrova. Una famiglia del 1600 con cinque figli, trasferitasi nel New England (America) dall'Inghilterra, che ha perso tutto, è stata cacciata via dalla comunità perché troppo fondamentalisti sulla religione (ci piacciono sti temi ultimamente?), tenta di ripartire e si sforza in tutti i modi di sopravvivere in mezzo a mille difficoltà.
Già questo basterebbe e infatti ci sono delle tensioni di base, scaturite ad esempio dalla preoccupazione di Katherine (Lysa Arryn di Game of Thrones, qua ancora più squinternata) che da soli non ce la faranno mai. Ci sono inganni, come William che vende di sotterfugio la coppa d'argento di sua moglie per far soldi. C'è la figlia maggiore Thomasin (una superba e giovanissima Anya Taylor-Joy, rivelazione al tempo) che sta attraversando la pubertà quindi comincia ad essere ribelle e addirittura mettere in dubbio le azioni del padre. E, come potete immaginare in una famiglia di invasati cristiani, questo viene visto come un segno del demonio, un risveglio del peccato originale.

Insomma, come avrete capito la famiglia è già sull'orlo del disastro, ma poi ci si mette anche lei: la strega dal culo flaccido!


Questa è l'immagine più terrificante di tutto il film. Per fortuna questa laida signora non la vediamo quasi mai, perché appunto, non è la stregoneria il tema centrale del film.

Ad ogni modo, l'arrivo della strega complica ulteriormente le cose mentre si consuma questo dramma familiare. Il figlio più piccolo, praticamente un neonato, sparisce improvvisamente sotto la supervisione di Thomasin. Katherine sta impazzendo e incolpa Thomasin per tutto. La foresta fruscia. William è in collera. La capra dona sangue invece del latte. La foresta continua a frusciare. I fratelli più piccoli puntano il dito contro Thomasin e la chiamano strega. E c'è un caprone sospetto che, a quanto pare, sussurra ai bambini.


"No, non sono io l'uomo-capra di Lamb!"

Il suo nome è Black Phillip, per la cronaca, e a quanto pare fa il pappone. Ma a questo ci arriveremo poi.
Insomma, questi eventi conducono progressivamente allo sgretolarsi della famiglia, con gente che si urla in faccia e accusa a vicenda, non potendosi fidare nemmeno dei cari più prossimi. E ciò che sentiamo in quei momenti è proprio una profonda, viscerale disperazione. La terribile impressione che la situazione sia disperata, per tutti i motivi sopra elencati, e che davvero non si possa far nulla per salvarla.
 
The Witch è una favola, come Lamb, e d'altronde lo dice lo stesso sottotitolo: "A Folktale". Una favola tragica, certo. Con chiari riferimenti religiosi a Giobbe, la visione del mondo e la coesione di questa famiglia vengono continuamente messe alla prova. C'è così tanto da scoprire e Eggers lavora con diversi simboli e metafore della religione, della mitologia e delle fiabe. La Natura è soprattutto il simbolo onnipresente della minaccia: che si tratti di mele da favola, corvi minacciosi, caproni diabolici o conigli terrificanti. Ma i fenomeni soprannaturali non sono il centro dell'attenzione, piuttosto devono essere intesi solo come un'espressione della follia nascente della famiglia, la cui visione del mondo sta andando in pezzi. Questo poi può essere trasferito anche ad un livello sociologico più alto e mostra come possa nascere un'atmosfera aggressiva-paranoica, che poi si trasforma in violenza. In modo simile a come Michael Haneke analizza le basi sociali del nazionalsocialismo ne Il Nastro Bianco, Eggers qui fa luce sulle basi per gli isterici processi alle streghe di Salem, in New England (che, tra l'altro, sarebbero cominciati proprio qualche anno dopo il periodo in cui è ambientato il film).
 
"Preferivo allattare un bambino di 8 anni nel trono di spade!"

Dunque il film combina fiabe e folklore con elementi horror e thriller per creare un infuso bollente che produce gradualmente sempre più orrore. Ma Robert Eggers è estremamente furbo: non perde mai di vista i suoi personaggi e i loro conflitti e sviluppi interni, né li sacrifica al terrore. Anzi. Eggers procede lentamente, attentamente, con lo sviluppo dei personaggi e della loro storia.
L'orrore sta principalmente nella loro attenta ispezione: l'esplorazione dell'interno di queste anime puritane porta alla luce le cose più terribili. The Witch non è solo in grado di essere un ottimo film (non)horror, ma anche di lavorare su alcune questioni sociali. Soprattutto nell'interazione tra il super-padre, chiaramente identificato come un classico Super-io psicoanalitico, e la giovane donna che cerca di capire chi e cosa sia realmente, avviene uno scambio estremamente rilevante per la società odierna. Cosa succede alle persone che devono sopprimere i propri bisogni sotto la tirannia del fanatismo religioso? Come funziona un sistema basato sul fanatismo (religioso)?
 

È anche interessante vedere il film alla luce dell'emancipazione femminile. Al “santo padre” William si contrappone l'antica e folkloristica figura della strega, una donna sempre sola e dotata di molte capacità, che conduce la sua vita al di fuori della sfera di influenza della religione o del patriarcato. E la strega incanta sempre con la sua femminilità. La sua vicinanza alla natura gioca un ruolo importante, ma anche la sua conoscenza di come usare il corpo femminile, la sensualità e la sessualità. Una magia tutta sua, e qui si torna al peccato originale temuto dal padre: la donna capace, sensuale e consapevole che ragiona con la sua testa, che cerca la conoscenza e non ha paura dell'avventura. Questo è ciò che Thomasin vuole essere tanto disperatamente in quella società Puritana così repressiva nei confronti delle donne, vuole avere il controllo delle proprie azioni ed è per questo che accetta l'offerta del caprone pappone, il quale non è altri che Satana in persona.

Sì, The Witch è un film horror ma non nel senso tradizionale del termine. L'orrore non sono solo demoni, entità maligne e streghe, ma il più grande orrore viene da dentro. Quello è l'orrore più sottile, che si dipana sotto pelle, che comincia con un lieve malessere e termina con un bruciore al petto e la testa che ti scoppia.
Qui non abbiamo solo un horror, abbiamo un incredibile dipinto audiovisivo con una storia le cui implicazioni vanno ben oltre la minacciosa foresta del New England e sono ancora argomento di conversazione dopo il cinema. Non si può (quasi) chiedere di più. Bravo Robert Eggers!

VOTO FINALE: ****1/2


Comunque un film che viene acclamato al Sundance Festival e poi pure dai Satanisti (approvato dalla stessa Chiesa di Satana) ha già vinto tutto. 


P.S. il caprone nella realtà si chiama Charlie e ha davvero quasi ammazzato Ineson sul set. Quando si dice method acting. Talmente bravo che la A24 l'ha utilizzato anche in un altro film, It comes at Night. Prossimo passo gli Oscar!


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