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TAXI REFORMED
First Reformed (2017)
Regia: Paul Schrader
Cast: Ethan Hawke, Amanda Seyfried, Philip Ettinger
Ancora un film della A24, ancora sulla religione e i conflitti interiori del protagonista al riguardo. Mi sembra che sia il terzo di fila: a questo punto sto cominciando anch'io a scivolare nell'abisso. Almeno qui di horror non c'è proprio nulla... a parte una piccola scena di body horror nel finale, ma sono dettagli.
Scusate ma è proprio Saint Maud che mi ha fatto venire in mente di rivedere questo film, tra l'altro l'ho anche citato nella mia recensione, e poiché abbiamo deciso di fare una carrellata di film A24 (non si era capito?) mi sembrava particolarmente azzeccato.
Paul Schrader, già sceneggiatore del leggendario Taxi Driver, esplora ancora una volta le profondità degli abissi umani con un viaggio nell'anima di una persona in cerca di redenzione.
Ernst Toller (Ethan Hawke), ex cappellano militare, negli ultimi anni non se la passa molto bene. In parole povere, ha perso tutto. Suo figlio è morto, e proprio nell'esercito a cui l'aveva incoraggiato ad unirsi. Il matrimonio è finito, perché non ha potuto far fronte alla grave perdita. Anche la salute lo ha abbandonato: piscia sangue e probabilmente ha un cancro allo stomaco. In più, assomiglia sempre più inquietantemente a Raoul Bova. Il pastore ora predica in una misera congregazione in cui se lo cacano al massimo 5 babbione mentre la sera affoga il suo dolore nell'alcool. Di giorno, tenta di vendere souvenir da quattro soldi ai turisti per racimolare qualche dollaro in più. Sta perdendo anche la fede in Dio e vorrebbe solo morire in pace mentre si abbevera. È allora che incontra Mary (Amanda Seyfried), che gli chiede di parlare con suo marito Michael (Philip Ettinger) perché quest'ultimo vorrebbe farla abortire per non far vivere suo figlio in questo mondo distrutto. Toller accetta, si incontra per una conversazione con il triste marito, ma invece di convincere Michael sulla bellezza della vita, sono i suoi dubbi che si rafforzano, specialmente sulla chiesa.
Lo stesso Paul Schrader è rimasto sorpreso quando First Reformed è stato acclamato dalla critica all'unanimità.
Ciò che è notevole, decisamente ironico, delle recensioni quasi all'unanimità eccellenti, è che First Reformed in realtà è all'altezza delle pretese di Schrader alla polemica esponendo molti abissi che nessuno vuole vedere, specialmente negli Stati Uniti. Le prime domande del disilluso Michael sono ancora abbastanza ordinarie. Come Dio può permettere che accadano così tante cose brutte nel mondo? Ma anche la reazione di Toller, segnata da franca ignoranza, indica che la direzione sta diventando scomoda. Invece di cercare di scusarsi o giustificare il piano di Dio, la prima risposta è: "Non lo so".
Il film consiste principalmente di dialoghi: Toller parla con il sagrestano, i superiori e i colleghi, il gruppo giovanile della chiesa, i parrocchiani e - attraverso il suo diario - infine con se stesso. Schrader trasmette la propria educazione strettamente religiosa e la sua ossessione per la fede nei personaggi della pellicola. Tuttavia, non si limita a mettere le sue parole nella loro bocca, ma crea personaggi credibili e coinvolgenti a tutto tondo: Ethan Hawke, che a me è sempre stato simpatico (soprattutto dopo Sinister) insieme a sua figlia (ma questo è un altro discorso), si rivela assolutamente perfetto per il ruolo. Sappiamo quanto sia versatile, può spaziare dai film d'azione (I magnifici sette) a film introspettivi (Prima dell'alba), ma qui è sorprendente nell'incarnazione dell'antieroe. Forse la più grande prova della sua carriera e ancora trovo scandaloso come non sia stato neanche candidato all'Oscar che avrebbe dovuto vincere. Allo stesso tempo, incarna il calore e la preoccupazione per le persone così come la fragilità emotiva, è sia attraente che emaciato. Anche i profondi solchi sul viso del pastore la dicono lunga sul suo tumulto interiore. Con la prospettiva di una morte prematura, sembra essere già stato rimosso da questo mondo. Nella sua disperazione e insicurezza, Toller rifiuta qualsiasi aiuto, spinge rudemente via la direttrice del coro Esther (Victoria Hill) che è interessata a lui, si rifiuta di parlare con il suo superiore e affronta il peccatore ambientale Balq, inseguendolo come uno stalker.
First Reformed, comunque, non è così interessante solo per quest'ambivalenza. Schrader si dimostra anche un maestro dell'atmosfera inquietante. Le immagini sono opprimenti, statiche e anguste, accompagnate da una musica minacciosamente agitata: il film si avvicina più volte al genere thriller, ma anche l'horror non è così lontano. L'incubo che il regista e sceneggiatore americano evoca con molta calma è fin troppo realistico, e quindi tanto più inquietante. Puoi identificarti con Toller, il dolore, i dubbi (dubbi che ognuno di noi si sarà posto almeno una volta nella vita), diventano tuoi amici quando scivoli sempre più in fondo nell'oscurità alla ricerca della luce, curiosi e impauriti di ciò che ci attenderà laggiù.
Così simili, ma anche opposti. Una delle poche critiche che ho letto a questo film è che sembrerebbe "copiare" Taxi Driver, ma non sono affatto d'accordo.
Travis Bickle (Robert De Niro) era un vendicatore, pieno d'odio, voleva ammazzare tutti i criminali viventi credendo di ripulire il mondo, e alla fine si fa ammazzare lui stesso - oppure crediamo anche lì al lieto fine, che però lieto fine non è perché, anche se resta in vita, riprenderà periodicamente a fare esattamente le stesse cose (questo l'ha spiegato lo stesso Schrader).
Toller, d'altro canto, in fondo è pieno d'amore (spiegherò meglio tra poco), ha semplicemente sentito un'argomentazione convincente da parte di Michael e vi si trova d'accordo. Anche lui, come Michael, vuole evitare che il figlio di Mary cresca in un mondo del genere; non ce l'ha con tutti, vuole solo eliminare Balq credendo che sia un piccolo passo per un mondo migliore. Ma qui abbiamo un vero lieto fine: quando vede Mary decide che non vale la pena di farsi saltare in aria e si lascia andare all'amore.
Certo anche qui, volendo, il finale è ambiguo. La porta era chiusa, come ha fatto Amanda ad entrare? Sarà già morto e quella era una visione? Schrader lascia aperto il risultato della faccenda, quale parte vince, dal lieto fine felice alla fine del mondo, tutto è possibile. Ciò che si evince, però, è che la religione è e sarà sempre contorta, spesso alla mercé degli affari o del fondamentalismo, e che forse la felicità "che sta nel mezzo" potrebbe avere nulla a che fare con dio. Forse, basta un'altra anima in piedi dall'altra parte della stanza a farti palpitare il cuore e cadere il bicchiere di Mister Muscolo che stavi per tracannare. Schrader non ci sta dicendo se dio esista o meno, ma che forse, di questi tempi non ha importanza, e che la nostra imminente estinzione non è nulla di fronte all'amore transitorio – una connessione che risale a Georges Bataille e alla sua concezione degli esseri umani come 'esseri discontinui' in ogni stato tranne la morte, con il sesso come l'unico atto che offre una parvenza di continuità nella nostra vita quotidiana. Ciò consente a Toller – un uomo che avvelena il suo corpo e rifiuta le cure mediche nonostante il suo crescente attivismo – piena umanità ed empatia, perché anche noi siamo costantemente in un viaggio per abbracciare l'effimero e comprendere i nostri limiti. Schrader ha plasmato un classico che cattura la sua frustrazione e rabbia nella speranza di contrattaccare, eppure, nella sua suggestiva conclusione, una semplice stretta di petto, braccia e labbra è la realtà ultima, annullata e rafforzata dai momenti precedenti. È lì che il nostro protagonista completa la sua redenzione e diventa un uomo, ovvero la versione ideale di Cristo.
Ora la domanda è: Dio ci perdonerà per non aver nominato Hawke agli Oscar?
In conclusione, uno Schrader in gran spolvero, forse il migliore dai tempi di Affliction (sono passati 15 anni) e sui livelli di Mishima. Tant'è vero che, almeno lui, è stato nominato agli Oscar per la prima volta dopo ben 40 anni; insomma, una vera e propria rinascita per il regista 75enne, che come Toller, dopo gli ultimi fallimenti ormai sembrava fuori dai giochi. Montaggio e fotografia impeccabili, tagli perfetti, interpretazioni meravigliose, come già detto, Hawke e la Seyfried magnifici nel rappresentare la propria idea di dolore. Un classico che, chiamatemi blasfemo, metterei davvero alla pari dei film di Ingmar Bergman (che io amo oltremodo), non a caso si rifà anche a Luci d'inverno. Scusate se mi faccio prendere la mano, 5 stelle non le vedrete spesso, ma credo che questo film lasci il segno. E anche tu l'hai lasciato, Ethan: Oscar o meno, hai vinto tutto.
Nota di Linda: Ethan, se vuoi fare meditazione sono disponibile per sdraiarmi su di te, 24
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