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ANTLERS, SPIRITO CORNUTO

Allora ragazzi, qui non ci siamo. Non ci siamo proprio. Eppure abbiamo cominciato la visione con tutta la buona volontà, ce ne avevano parlato bene, c'è un mostro cornuto, poi l'ha prodotto Guillermo Del Toro, cosa può andare storto? Intendiamoci eh, non è un brutto film affatto, e magari molti di voi se lo godono pure senza curarsi dei vari problemi. Ma noi i difetti li vediamo tutti e diciamo che era lecito aspettarsi di più. Antlers (2021) Regia: Scott Cooper Cast: Keri Russell, Jesse Plemons, Jeremy T. Thomas, il Cornuto Scott Cooper è un bravissimo regista, che ha lasciato il segno in vari generi finora, seppur mai apprezzato davvero dal grande pubblico (heh). Dal dramma musicale Crazy Heart, al thriller Il fuoco della vendetta, al gangster biopic Black Mass, al western (rivisitato) Hostiles. Questo è il suo primo approccio all'horror ma conosciamo tutti il suo talento, poi prodotto da uno dei più influenti artisti di horror moderni, insomma c'era molto hyp

LA PICCOLA MAMMA

 Petite maman (2021)
Regia:
Céline Sciamma
Cast:
Gabrielle Sanz, Josephine Sanz, Nina Meurisse


Hai capito sti francesi. Prima Titane, poi questo. Oh ma volete conquistare il mondo?
La Sciamma ha già lanciato discrete bombe, infatti vi consiglierei di guardarli tutti, ma ora parliamo di Petite Maman. Un film piccolo, tant'è vero che dura solo 72 minuti (se esistesse ancora Megavideo riuscireste a guardarlo tutto), ma allo stesso tempo grande. D'altronde, le dimensioni non contano. E anche la mia recensione, per rispetto, sarà breve.

Una bambina di 8 anni, Nelly, sta salutando diverse persone anziane, ma non può salutare sua nonna perché è appena morta. Dopodiché, si trasferisce qualche giorno a casa della defunta mentre i genitori portano via tutti gli oggetti rimasti. E già questo potrebbe sembrare l'inizio di un horror. Come dite? Noi recensiamo SOLO film horror? Beh mi dispiace deludervi. Ad ogni modo, appena arrivati la madre di Nelly scompare nel nulla, così lei si avventura nel bosco e trova una bimba tale e quale a lei, della stessa età, ma col nome della mamma (Marion). A discapito del fatto che sembrano due gemelline inquietanti e c'è pure una capanna che sembra uscita da Midsommar, ribadisco che questo NON è un horror. 


A questo punto è palese che le due siano collegate l'una con l'altra, e Nelly nel bosco entra in una specie di mondo incantato in cui incontra sua madre da piccola. Da allora, le due passano ogni minuto insieme e Nelly vive un vero e proprio sogno. Sciamma crea una favola che usa una sorta di viaggio nel tempo per riuscire a conoscere i propri genitori da bambini, e capirli molto più profondamente di quanto si possa mai fare nella vita reale.

Allo stesso tempo, però, è un film iperrealista. Si svolge in un tempo e spazio che non si possono definire, non sono tangibili, ma la storia e i sentimenti restano tangibili eccome. Non importa se si svolga venti, trenta, quarant'anni fa, il tempo è irrilevante, mentre il film si concentra su una domanda essenziale: come puoi davvero comprendere i tuoi genitori, e di conseguenza te stesso? Quali storie intergenerazionali, paure, speranze, traumi a cui non diamo neanche peso influenzano noi e i nostri figli?


Il realismo magico che pervade il film ha un tocco così delicato che ti fa credere tranquillamente che tutto ciò stia accadendo davvero. Non può semplicemente essere liquidato come un sogno, o come un'avventura nella mente di un bambino con un amico immaginario. No, Petite Maman prende la sua storia e i suoi protagonisti seriamente, e vi lavora sempre con rispetto e intelligenza, proprio come la Sciamma ha già fatto in Tomboy. Le scene con le bambine non sono mai state provate: la regista e il suo team hanno puntato più sulla creazione della giusta atmosfera, permettendo loro di dare la propria interpretazione della storia. Ed è esattamente questo rispetto per le capacità e la saggezza dei bambini che crea la profondità emotiva e la sincerità sulle quali si basa Petite Maman.

Ovviamente questo modo di fare ricorda le magiche opere di Hayao Miyazaki e lo Studio Ghibli, in questo caso soprattutto La città incantata. Questa miscela di magia e realismo consente di trattare argomenti che molti film con/per bambini sono riluttanti ad affrontare. In questo caso non si tratta solo della morte della nonna, e del rimorso di Nelly di non averla salutata come si deve, ma anche del timore di perdere sua madre, che a quanto pare si trascina di generazione in generazione: anche Marion non sapeva quando sarebbe morta sua madre, affetta da una malattia grave e che non nascondeva affatto la sua paura di morire, trasmettendola a sua figlia. La favola è in grado di affrontare queste paure e creare uno spazio sicuro in cui è possibile uno scambio tra generazioni.


Il film lavora sempre con una logica infantile, che per certi versi è sorprendente e anche originale, inoltre crea un amorevole calore tra tutti i personaggi femminili, che Sciamma supporta sempre in maniera esemplare nei suoi film. E alla fine, per Nelly, c'è l'opportunità di dire davvero addio a sua nonna, anche se in versione più giovane.

Un film che comincia con un addio e finisce con una reunion, ma il percorso non è lineare: la Sciamma prende altre strade, celebrando scenari di transizione con immagini semplici e magiche, per questo si concentra sui colori autunnali che presto l'inverno scaccerà via. A prima vista potrebbe sembrare che Petite Maman non abbia la forza di altri film, come il precedente Ritratto di una giovane in fiamme, e invece ha tutto: il suo potere vuole solo essere scoperto in modo diverso, quando parla di desiderio e tristezza, di interruttori della luce che teletrasportano bambini alla mattina successiva, e di segreti che non si nascondono, ma semplicemente non hanno una controparte a cui vogliono essere raccontati.

 

Insomma, Petite Maman non è un horror, ma una ghost story per adulti e bambini, che ci porta in un'utopia ma al tempo stesso realistica e ancorata nel presente. Ed è questa fusione che rende il film non solo un balsamo per l'anima, ma un'esperienza collettiva stranamente magica per il pubblico. Tutti noi abbiamo una madre (che sia naturale, adottiva, o una qualsiasi figura materna) a cui non abbiamo accesso quanto ne avremmo effettivamente bisogno. Tutti noi desideriamo conoscere le nostre radici e le esperienze dei nostri antenati e delle nostre famiglie. Petite Maman ci permette di realizzare questo desiderio, anche solo per un momento, un lungo momento che dura poco più di un'ora ma vorremmo che non finisse mai.

VOTO FINALE: ****1/2


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