Passa ai contenuti principali

In primo piano

ANTLERS, SPIRITO CORNUTO

Allora ragazzi, qui non ci siamo. Non ci siamo proprio. Eppure abbiamo cominciato la visione con tutta la buona volontà, ce ne avevano parlato bene, c'è un mostro cornuto, poi l'ha prodotto Guillermo Del Toro, cosa può andare storto? Intendiamoci eh, non è un brutto film affatto, e magari molti di voi se lo godono pure senza curarsi dei vari problemi. Ma noi i difetti li vediamo tutti e diciamo che era lecito aspettarsi di più. Antlers (2021) Regia: Scott Cooper Cast: Keri Russell, Jesse Plemons, Jeremy T. Thomas, il Cornuto Scott Cooper è un bravissimo regista, che ha lasciato il segno in vari generi finora, seppur mai apprezzato davvero dal grande pubblico (heh). Dal dramma musicale Crazy Heart, al thriller Il fuoco della vendetta, al gangster biopic Black Mass, al western (rivisitato) Hostiles. Questo è il suo primo approccio all'horror ma conosciamo tutti il suo talento, poi prodotto da uno dei più influenti artisti di horror moderni, insomma c'era molto hyp

IL TERRORE VIEN DI NOTTE

 It Comes at Night (2017)
Regia:
Trey Edward Shults
Cast:
Joel Edgerton, Christopher Abbott, Riley Keough, Carmen Ejogo, Kelvin Harrison Jr.

 ...con le scarpe tutte rotte?
Eh, magari sapessimo di che si tratta, qual è (e se c'è) quest'ORRORE che lurka nella foresta. Invece nulla, non lo vediamo mai. Vediamo un altro tipo di orrore però: come può ridursi la mente umana quando il mondo è finito, dilaniato da un virus sconosciuto che divora i tuoi sogni, il tuo corpo e a quanto pare pure la tua anima.
Vediamo cosa succede in un mondo in cui l'umanità è stata sostituita dalla sopravvivenza. È qui che si trova il nucleo dell'essere umano, così oscuro, così semplice, così a nudo a fronte della fine del mondo. Questo è il tema che affronta il regista Trey Edward Shults dopo il grandioso debutto cinematografico con Krisha (2015), concentrandosi su una famiglia che tenta disperatamente di sopravvivere nell'apocalisse del virus. 

Sebbene sia stato pubblicizzato come "horror", come al solito con la A24 non si tratta di uno scioccante horror post-apocalittico pieno di mostri, perché il film non cerca l'oscurità nelle foreste circostanti, ma in noi stessi. It Comes at Night è un film sulla paura dello sconosciuto, la paura della perdita, la paura dell'insicurezza - è un film sulla paura stessa, che ci assale nei momenti più bui, e su come ci cambia.

Pustole, occhi neri, melma densa - no, non è l'Esorcista - un vecchio circondato da volti dietro maschere antigas, un buco nel terreno nella foresta, uno sparo e il cadavere in fiamme. Le prime immagini, oltre a impostare un tono minaccioso che si manterrà per tutta la durata del film, rendono già chiaro che It Comes at Night si libera di ogni frame per arrivare radicalmente al nocciolo della questione: quanto è persa una persona senza la sua umanità? E quanto saremmo disposti a sacrificare la nostra umanità per sopravvivere?


Shults all'inizio del film indugia sul Trionfo della Morte di Bruegel, che presagisce la storia raccontata poiché fu dipinto mentre l'Europa veniva devastata dalla Peste, ovvero la prima pandemia di sempre (sebbene questa fosse la "seconda ondata"). Una visione apocalittica dell'inferno sulla terra, mentre orde di scheletri mietitori massacrano tutti sul loro cammino, che siano donne, bambini, ricchi o poveri non importa. Nessuno è al sicuro, come nel mondo esterno in cui si svolge il nostro film.

Paul, taciturno e imperscrutabile, sua moglie Sarah e il figlio Travis vivono barricati in una casa nascosta nella foresta, al riparo da un virus letale che ha infettato anche il nonno di Travis e ha reso necessario sparargli. Hanno delle regole ben precise, l'unico accesso alla casa è sempre chiuso a chiave e si esce sempre in due (mai di notte). Questa routine viene messa alla prova quando un uomo di nome Will irrompe a casa sua; Paul decide di fidarsi e accoglierlo insieme a sua moglie Kim e il figlioletto Andrew. 

A parte brevi escursioni nella foresta circostante, sempre col pericolo di incontrare persone infette, il mondo delle due famiglie è limitato all'angusto interno della casa. Dalle finestre sbarrate penetra solo una scarsa luce e l'unico ingresso, che in realtà dovrebbe servire ad escludere il pericolo, racchiude ogni residente dietro due porte e una camera di decontaminazione. L'unico modo di mantenere ciò che resta della civiltà è aggrapparsi a tradizioni, riti, regole e disciplina, come mangiare insieme a tavola; sanno bene che quando il mondo è finito, da lì a tornare una bestia è un attimo.

Il film mostra spesso la disperazione nel mantenere queste rigorose misure, e nonostante ciò il mondo esterno continua ad invadere lo spazio protetto dietro la serratura. Come se non bastasse, a rendere il clima ancora più teso, nella foresta alberga una minaccia non meglio specificata, e il fatto che non la vediamo mai la rende ancora più inquietante. I residenti non possono difendersi a lungo e a un certo punto ci chiediamo se sia davvero il virus a far crollare gli ultimi pezzi rimasti di civiltà, o piuttosto, la paura che si insinua come una serpe e la conseguente perdita di ciò che è umano.

Nell'impressionante The Survivalist di qualche anno prima, l'uomo si spoglia fino a essere completamente nudo e abbandonato e si aggrappa solo alla sua umanità. It Comes at Night invece mostra che nella lotta per la sopravvivenza è proprio l'umanità che si perde per prima: il vero virus è la paura e la sfiducia. Nelle sue immagini e situazioni minimali, il film fa un gran lavoro nell'osservare la persona che da tempo ha cessato di essere una persona, che non ha bisogno di aspettarsi l'apocalisse perché ne ha sempre fatto parte. 

"Te lo dico per la 27esima volta cazzo, non sono Matteo Berrettini!"

Il punto di forza di Shults, come visto anche nei suoi altri lavori, è descrivere i processi dinamici di gruppo tra i singoli individui. Attraverso la collisione di due sistemi, due famiglie, vediamo come queste siano notevolmente destabilizzate da piccole cose e cerchino di mantenere la stabilità con grande sforzo - se necessario con mezzi drastici. Paul, il cui unico obiettivo è proteggere la sua famiglia, trova difficile adattarsi alle nuove circostanze e si sente visibilmente intimidito dall'improvvisa presenza di un altro uomo. Tutto questo è il nutrimento perfetto per la paura e la paranoia, che determinano costantemente anche l'atmosfera cupa del film. Anche se inizialmente entrambe le famiglie si avvicinano e fanno anche amicizia, il fuoco distruttivo della paura non si spegne mai del tutto e si nutre dei nostri pregiudizi, insicurezze e piccole ferite quotidiane.

Nonostante le varie allusioni alla peste, qui non abbiamo una metafisica partita a scacchi con la Morte come nel Settimo Sigillo di Bergman. Abbiamo solo un ritratto sporco, selvaggio, pragmatico di sopravvivenza. Paul discende progressivamente nell'abisso del dubbio ed è pronto a scattare a qualsiasi accenno che ci sia qualcosa che non va. A quanto pare prima di tutto ciò era insegnante di storia, ma non ha il tempo di seguire gli insegnamenti di Solon, né di imparare dagli errori del medioevo: durante una pandemia del genere bisogna essere veloci, pronti, agire attimo per attimo. E mentre la claustrofobia si infittisce e Paul diventa sempre più stressato, attendiamo solo che l'intera faccenda esploda.

L'unica nota dolente è che, allo stesso tempo, Shults perde di vista l'attenzione sui suoi personaggi ed è un peccato perché il film mostra che avrebbe i mezzi per coinvolgere anche emotivamente. La sfida sarebbe stata non fermarsi a questi mind games visti e rivisti, che vanno bene pure, ma il film si concentra troppo su di essi; invece di esplorare i sentimenti e le paure quando si guarda nell'abisso, rimane sempre a una certa distanza e alla fine non sentiamo una grande empatia col destino delle due famiglie, che poveracci, in fondo sono pure brave persone.

"Mannu sta per parlare delle note dolenti... scappate tutti, finché potete!"

It Comes at Night sperimenta molto, e di conseguenza il dramma interpersonale è un po' trascurato. In particolare, i due ruoli femminili avrebbero potuto essere più elaborati: in uno di essi non c'è assolutamente alcuno sviluppo del personaggio e l'altro è tutt'altro che credibile. Voglio dire, questo basterebbe per una visione del quadro generale, ma la drammaturgia ne risente notevolmente. Il film è raccontato in modo emozionante e ti INVITA a fare il tifo, ma la mancanza di personaggi solidi mi impedisce di lasciarmi trasportare completamente. Solo nel figlio Travis potremmo potenzialmente identificarci: il suo genuino desiderio di calore, di affetto, è straziante. La speranza, forse ingenua, che ci si possa ancora prendere cura degli altri in questo mondo freddo e vuoto. Tuttavia, lui ha un ruolo molto passivo e di conseguenza mi permette di partecipare più che altro come osservatore degli eventi.

COMUNQUE sto davvero trovando il pelo nell'uovo, poiché il finale mi ha colpito duro nonostante la mancanza di connessione con i personaggi. Shults ci dà un bel cazzotto nichilista dritto in faccia e alla fine sortisce il suo effetto, complici anche le urla strazianti della Keough che dimostra ancora una volta di essere ad un livello molto alto, eppure ancora così sottovalutata. E sicuramente, a rivederlo durante questa pandemia che ci ha devastati, colpisce ancora di più.
A quanto pare, la catarsi è molto lontana.  


Insomma, It Comes at Night è un film deprimente, devastante, una meravigliosa allegoria del terrore e di ciò che provoca nelle persone. Con immagini forti, una location fantastica e soffocante, una colonna sonora azzeccatissima e interpretazioni convincenti, Trey Edward Shults rende la paranoia tangibile. Un fantastico contributo al genere, lontano da carneficine, mostri e spaventi, che si concentra sul fulcro dell'horror: la paura.


VOTO FINALE: ****

 



Comunque siamo tutti d'accordo che se Christopher Abbott Berrettini irrompesse in casa nostra lo lasceremmo entrare subito e gli daremmo pure le chiavi.

Commenti

Post più popolari